Borgo Musolesi, gente venuta dal Mugello, appennino Tosco Emiliano tra Bologna e Firenze

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Musolesi, il Borgo e la sua gente. Personaggi e aneddoti per raccontare gli abitanti di un gruppo di antiche case in sasso sull'Appennino Tosco-Emiliano, tra Bologna e Firenze

Conversazioni nell'aia di sotto

Di pomeriggio, nel borgo, gli anziani usavano passare le ore a fare delle chiacchere, seduti su una semplice trave nell'aia grande di sotto, dove si batteva il grano. Parole in libertà che venivano sentite anche dagli altri abitanti del borgo, nelle case o sotto i portichetti, che in qualche modo partecipavano così, in ascolto, alla conversazione. Sulla trave spesso si trovavano Augusto Musolesi, Limpia Lumini e Rosina Mazzetti, seconda moglie di Agostino Musolesi.
Era Augusto, a un certo punto, a interrompere il convegno per fare merenda. E in quel preciso istante, la fantasia prendeva il sopavvento, pensando alla Nutella e non solo..."Vado a fare un panino con la Donatella", diceva Augusto. Le due donne, invece, dibattevano su argomenti più seri....La vita, la morte, o anche semplicemente come tirare avanti. "Io metto via 50, 100 lire tutti i mesi, così quando muoio ho i soldi", diceva Rosina. Ma Limpia, molto simpatica e forse più concreta, non pensava a cose tristi e rispondeva: "Mé, con quii zinq frènc lé, a còmper onna béla butèglia ed Strega am la bèv tòtta!!!" / Io, con quelle cento lire lì, compro una bella bottiglia di Strega (era il suo liquore preferito, ndr) e me la bevo!!!


Alla gente di una volta

"Lo hanno detto al borgo": sono le frasi e gli aneddoti di chi viveva in questo gruppo di povere case in sasso a costruire forse meglio di qualcunque altra cosa la "fotografia" di Borgo Musolesi, oggi ristrutturato. Frasi che gli abitanti più anziani ricordano ancora, e che non si stancano di ripetere, forse nella paura di dimenticarle, facendo sembrare quasi reali fatti e persone che non ci sono più. Semba quasi di sentirle - quelle voci - nell'aia di sopra, in quella di sotto, uscire da una casa, da un portichetto abbattuto nel tempo: il borgo non è più quello di una volta, non è più così "antico", è cambiato: sono cambiate le case, le strade, le persone, soprattutto il mondo intorno, la vita - lo dicono quelli che raccontano - oggi è sicuramente migliore di un tempo. Musolesi, nell'immaginario di chi qui ha trovato le proprie radici, rimane tuttavia un microcosmo a parte: un luogo dell'infanzia e della giovinezza, il luogo dei giochi spensierati da bambini, quando si costruivano ancora le capanne, a mezzoggiorno si andava a prendere l'acqua alla sorgente, e ci si correva dietro con le ortiche, per poi saltare i muri. Un borgo non solo da ricordare, ma anche da vivere.           




In Italia : 277 persone hanno il cognome Musolesi. Il cognome Musolesi è il 12.179 più diffuso in Italia.

Ripartizione per provincia

Questa cartina mostra la ripartizione per provincia in Italia. Ad esempio, qui sotto si nota che più del 5 % degli italiani dal cognome Musolesi vivono in provincia di Bologna.

Belle donne nelle borgate dove si batteva il grano  

Vittorio Musolesi aveva, con Roberto Musolesi, la macchina per battere il grano, ovvero quella che oggi viene chiamata mietitrebbia. Mietere era la loro attività principale, che svolgevano in tutte le borgate del comune: quando il raccolto era pronto, i due andavano con la macchina nelle aie per separare il grano dalla paglia, che poi veniva messo nei grani, trasportato in pesanti sacchi da un quintale l'uno che venivano caricati sulle spalle, su ripidi scale a pioli. "Ogni quintél, un bichiér ed vin..." era il detto di Vittorio.
Nelle aie ci si divertiva anche, con battute e scherzi: si mangiava e si beveva, e le donne passavano a portare il vino. Passò una donna che aveva un bel "posteriore", che non sfuggì al nostro Vittorio, pur intento nel suo lavoro.
La vide però solo da dietro. Le diede un pizzicotto. Lei si girò e gli disse: "Vitòri, adès no...". Lui la guardò in faccia e rispose: "Gnénc dop...".

 
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